Le grotte di Onferno sono Patrimonio dell’Unesco

Mercoledì 20 settembre, 21 diplomatici di ogni parte del mondo si sono pronunciati a Riyad (capitale dell’Arabia Saudita) sul riconoscimento alle Grotte di Onferno di Patrimonio mondiale Unesco.

Una data storica per Gemmano e San Leo!

Le Grotte di Onferno si trovano a pochi chilometri dalla costa, nell’entroterra della Valconca. Le prime notizie storiche sul paese di Onferno risalgono al 1231, quando compare il nome di “Castrum Inferni” . Il nome era dovuto alle fumate di vapore che nei mesi invernali, specie al crepuscolo, emanavano dalle rocce lasciando immaginare che proprio lì si celasse l’ingresso degli inferi. In realtà il fenomeno delle fumate è causato semplicemente dalla differenza termica tra l’interno della grotta e l’ esterno, ma l’arcano fu svelato solo nel 1916, quando lo speleologo bolognese Quarina visitò per primo la grotta.

Il complesso carsico di Onferno è considerato tra i più importanti d’Italia tra le grotte di gesso. Le grotte sono state scavate dalle acque di un torrentello, che nel corso di millenni si è fatto strada attraverso la roccia, le grotte di Onferno si aprono alla base del grande e singolare masso gessoso su cui anticamente sorgeva il “Castrum Inferni”. 

Onferno fa parte del sistema delle Aree carsiche e gessose emiliano romagnole, candidate appunto al prestigioso titolo, insieme ad altri siti della provincia di Rimini come alcune grotte presso San Leo.

Per la precisione sono sette i siti interessati nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Sono le “aree carsiche gessose”, un fenomeno, unico, di straordinario valore non solo geologico, ma anche biologico, archeologico, storico e culturale, ora  riconosciuto “Patrimonio mondiale ambientale dell’umanità Unesco”.

Tutte le aree del sito sono accomunate dalla presenza di rocce che si sono formate in seguito all’evaporazione delle acque marine che ricoprivano queste zone e alla concomitante deposizione dei sali minerali, tra cui appunto il Gesso.

“Questo importante riconoscimento da parte dell’Unesco ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere questo patrimonio ambientale unico al mondo e, contemporaneamente, offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica – esulta l’assessora alla Programmazione territoriale e parchi, Barbara Lori, presenta a Ryad– si conclude nel migliore dei modi un’esperienza emozionante per cui voglio ringraziare il Comitato Scientifico Regionale, i Comuni e il Ministero; insieme a loro, con il presidente Bonaccini e la Giunta, continueremo a lavorare affinché questo nuovo sito possa arricchire ulteriormente il territorio dell’Emilia-Romagna. Un grazie particolare all’ambasciatore italiano all’Unesco, Liborio Stellino, che ha guidato la nostra delegazione nel lavoro di condivisione con gli altri Paesi”.